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MAI DIRE NET Forum: ::= MASSACRO POLITICO =::: Gelmini, la tremenda nemica dell'istruzione che rendera' tutti piu' poveri e piu' ignoranti (si', ancora piu' ignoranti)
   By Tyler (62.101.126.219 - 62.101.126.219) martedì 25 novembre 2008 - 15:10

Adoro vedere la massa becera e/o pilotata ad arte che si scaglia contro questo povero ministro (:@)

Ad colorandum cito un articolo di Repubblica (non Libero o ilGiornale eh)

Quanto costa al Paese l' università di Parentopoli

Repubblica — 22 novembre 2008 pagina 1 sezione: PRIMA PAGINA
"Basta con i tagli!", intimano gli striscioni e gli slogan scanditi dai cortei universitari. Ma se avessero contezza, in primo luogo del fiume di soldi dirottati a favore di una casta accademica pletorica e clientelare, che le oasi di eccellenza non bastano a controbilanciare, gli studenti dovrebbero rivendicare più tagli e non meno. E dovrebbero, come diceva Mao Zedong, «bombardare il Comitato centrale», non stringersi, in definitiva, in sua difesa. Certo, molti studenti sono angosciati dalla nebulosità di un futuro neanche minimamente prevedibile, dalle deplorevoli condizioni del percorso scolastico, dalla disorganizzazione dei corsi e degli esami e quant' altro la vita universitaria offre o, meglio, nega. Gli studenti prevedono che i tagli annunciati dalla Finanziaria aggraveranno maggiormente questo stato di cose ma, per contro, non sembrano percepire l' origine prima della scarsezza dei fondi. E, cioè, lo sconsiderato spreco di risorse ingoiate dalla greppia accademica, clientelare e familistica, che avrebbe dovuto essere spazzata via da tempo a furor di popolo. Come altro giudicare i casi raccontati in queste settimane da tutti i quotidiani sulla parentopoli infiltrata nelle più diverse facoltà universitarie in quasi tutte le Regioni d' Italia, con una tendenza più grave e generalizzata nel Mezzogiorno? Emerge un organigramma che denota una degenerazione ormai sistemica. Così non si era spenta la eco del record raggiunto dal rettore uscente dell' Università di Foggia, con ben sei parenti nell' Ateneo (moglie, figlio, figlia, genero ed altri cari), che ci vengono segnalati altri casi nella medesima Università: dai verbali dei consigli di Facoltà risulta, ad esempio, che ad Economia, l' ex preside, Vittoria Spada, ha provveduto, prima di andarsene, a "chiamare" un posto di ricercatore dove è stato subito nominato suo figlio, il dott. Primiano Di Nauta. Ma laddove batte imperioso un "cuore di mamma", palpita di amorosi sensi anche quello di un "tesoro di marito", come dimostra il docente di Statistica, Corrado Crocetta, ordinario di fresca data, che alla prima riunione ha "chiamato" anche lui un posto di ricercatore nella sua materia, prontamente assegnato alla di lui signora. Ora moglie e marito possono stare assieme non solo in camera da letto nella stessa stanza dell' Università. Lasciando da parte il parentado, vi è un altro dato, anche più significativo riguardante sempre la Facoltà di Economia di Foggia, passata da 4 ordinari e 6 associati nel 2002 ad oltre cento cattedratici a tutt' oggi. Neanche alla London School of Economics di Londra. Che senso ha seguitare a finanziare simili organici? Non si deve tagliare qui e rifinanziare, invece, borse di studio o le attività dei ricercatori, spesso precari? Tanto più che non si tratta di qualche Università meridionale ma di una patologia degenerativa diffusa e, purtroppo, subita finora come qualcosa di inevitabile. Così nelle facoltà di medicina di ciascuna Regione, si riscontrano in cattedra, con lo stesso cognome di un titolare importante, il 21,1% di omonimi alla Statale di Milano, il 30,3 alla Sapienza e alla Cattolica di Roma, il 21,5% a Bologna, il 38,4 a Messina, il 34,4 alla Federico II e alla Seconda Università di Napoli, il 13,6 a Torino. Sono tutte coincidenze casuali? Ma il virus della parentopoli è solo uno dei mali sviluppatisi sul corpo universitario. Un altro deriva dalla corsa dissennata alla moltiplicazione: delle sedi, delle succursali, delle cattedre e dei corsi di laurea. E relativo numero di rettori, prorettori, docenti di ogni ordine e grado, nonché relativo personale amministrativo. Cominciamo dalle prime. Un tempo in Italia le Università erano poche, godevano in genere di pedigree di largo prestigio. Dagli anni Sessanta la crescita della popolazione scolastica incentivò l' apertura di nuove sedi con una dislocazione geografica nell' assieme ragionevole. Verso la fine del Novecento si arrivò a 41. Sono passati otto anni e le Università sono più che raddoppiate, raggiungendo quota 95! In media più di una per provincia. Forza delle confraternite politiche e clientelari localistiche che traggono dalla inaugurazione di qualche Facoltà accademica il lustro un tempo riposto nel taglio del nastro di una nuova strada. Ma non basta: con un ritmo esponenziale si sono moltiplicate le sedi distaccate, un' altra recente invenzione, che a tutt' oggi sono addirittura 320, nei luoghi più disparati d' Italia. Anche le piccole università, sorte con la scusa di avvicinare le fonti del sapere alla residenza degli studenti, hanno figliato a loro volta; quella di Cassino, ad esempio, ha aperto succursali a Sora, Terracina e Frosinone; quella di Viterbo a Cittaducale e Tarquinia; La Sapienza con slancio emulativo ha distaccato rappresentanze accademiche a Cassino, Latina, Pomezia, Rieti, Viterbo (forse risparmiava instaurando un servizio di scuola-bus per i fuori sede). Infine anche Tor Vergata ha issato il suo logo a Cassino, che ora conta ben tre università. Mi fermo con la casistica anche se si potrebbe riempire una pagina. Una pagina, invece, non sarebbe sufficiente per illustrare l' esplosione dei corsi di laurea. Questi, frutto perverso dell' autonomia e della riforma del 3+2, sono balzati in un lustro da 2444 a 5500. Alcuni hanno un solo studente iscritto, altri si contano sulle dita di una mano: Tempio Pausania ha 5 studenti, Petralia Sottana 6, Colle Val d' Elsa 8. Come potrebbe essere altrimenti con materie che servono solo a fornire una cattedra all' insegnante, come, ad esempio, la «Scienza dell' allevamento del cane e del gatto», la «Scienza della mediazione linguistica per traduttori dialoghisti televisivi», la «Scienza e tecnologia del Packaging» (ovverosia in linguaggio corrente: confezione e imballaggio)? Il paradosso ha ormai tracimato oltre ogni sopportabile limite. Ultima in questo schema incompleto del disastro vanno annoverate le "lauree con lo sconto" e le "cattedre facili";. A partire dalla fioritura di università private, sovente soltanto telematiche, quasi tutte, però, riconosciute dallo Stato si è ingenerata la trovata commerciale di attirare studenti e fare soldi attraverso le cosiddette convenzioni con ministeri, enti, organismi vari, dai vigili del fuoco all' ordine dei giornalisti. In altri termini, visto che per la laurea triennale occorrono 180 crediti, alcune università private, ben presto seguite purtroppo anche da molte pubbliche, hanno escogitato un sistema che più truffaldino non potrebbe essere. Esso si basa su un comma di un decreto sull' autonomia didattica che nel 1999 - insania mentis - consentì ad ogni università di considerare "crediti formativi" non solo gli esami sostenuti ma anche «le altre conoscenze e abilità professionali certificate e maturate in attività formative». Così il ministero dell' Interno o l' Automobil Club, che avevano un buon numero di impiegati non laureati, "certificavano" che l' attività da questi svolta in ufficio era di carattere formativo e l' università, previo pagamento di una lauta quota d' iscrizione, prendeva in carico, come "studenti", i suddetti beneficiati, assegnando loro in partenza 120 crediti in bianco e li aiutava a sostenere i 4 o 5 esami residui per conseguire la laurea. Il ministro diessino Mussi cercò di limitare l' ignominia ponendo un limite di 60 crediti in bianco (egualmente intollerabili e ingiusti verso chi davvero sostiene gli esami) ma non deve essere riuscito ad emettere il decreto attuativo e il mercimonio prosegue. Proprio in questi giorni, Salvò Andò, ministro socialista della Prima Repubblica ed oggi rettore di una delle università, quella di Enna, che si sono maggiormente distinte nella pratica delle convenzioni, ha assicurato il prof. Giovanni Sartori, in seguito a una polemica sul Corriere, che d' ora in poi accetterà solo immatricolati regolari. Ma le migliaia di laureati precoci che ha nel frattempo messo in circolazione? Lo stesso dicasi per le "cattedre facili" che queste università d' assalto deliberano non di rado a favore di politici, portaborse, personaggi senza alcun curriculum accademico. Questi, una volta in cattedra, non sempre restano nel natìo borgo di partenza ma, essendo riconosciuti come docenti a tutti gli effetti, se trovano uno sponsor, riescono a farsi "chiamare" anche in un ateneo prestigioso. Mi fermo qui. Ne deriva una conclusione. Tutto questo andrebbe estirpato dalle radici. Per intanto i finanziamenti dovrebbero venir tagliati dovunque la malattia è penetrata e devoluti, per quanto oggi possibile, alle parti sane. Il sistema dei concorsi va rifatto da capo a piedi. Non basta il sorteggio di alcuni commissari. Si torni al concorso nazionale, per titoli certificati da pubblicazioni e lavori con il marchio internazionale dell' impact factor e della peer reviews (valutazioni anonime e punteggi scientificamente referenziati). Per i prossimi concorsi banditi quasi tutti da università periferiche (7000 posti), si riaprano i termini e si abolisca la doppia idoneità (due vincenti per un posto), escogitata come merce di scambio (la Gelmini ha per ora congelato tutto, compiendo i primi, timidi passi). Le forze riformiste hanno un campo vastissimo di azione, sempre che abbiano il coraggio di prendere la testa dei movimenti e non di attaccarsi alla loro coda. L' impresa è assai più ardua che lo smaltimento della mondezza napoletana, ma di gran lunga più decisiva per le sorti del nostro Paese. - MARIO PIRANI

ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/11/22/quanto-costa-al-paese-universita-di.html

   By Luna (81.208.36.86 - 81.208.36.86) martedì 25 novembre 2008 - 15:38

io sono favorevole al dl gelmini.
mi spiace però che vengano chiuse le scuole di specializzazione, tutto qui

   By Highrise (78.15.75.189 - 78.15.75.189) martedì 25 novembre 2008 - 19:13

Anche io sono favorevole al DL Gelmini, a suo tempo ho visto coi miei occhi la situazione oscena in cui si trovano le università italiane. E' tempo di fare tabula rasa e di ricominciare daccapo senza, si spera, commettere in seguito gli stessi errori.

Cmq è ovvio sentire strepiti indignati provenire dai quattro angoli d'Italia, oramai l'istruzione -in particolar modo quella universitaria- era diventata un congruo affare per numerosi farabutti che nel corso degli anni se la sono spartita creando ad hoc comodi feudi personali dai quali elargire cariche e ricevere emolumenti vari. La Gelmini sta strappando loro di bocca il succulento boccone e loro, sciacalli quali sono, ringhiano e latrano di rabbia e frustrazione.
Spero sinceramente che i mangiapane a tradimento -concedetemi questa finesse- vadano a finire col culo per terra e ci restino anche :D

   By 4rj0 (151.33.122.207 - 151.33.122.207) giovedì 27 novembre 2008 - 16:09

Ho letto quasi tutto. Dov'è la Gelmini?

   By Luna mercoledì 07 ottobre 2009 - 19:31

dov'è finita questa put°°ana!?!?!?
mi sta facendo venire un'ulcera

   By Tyler venerdì 09 ottobre 2009 - 14:22

Non nominate invano l'adorabile Mary Star :/

   By Highrise venerdì 22 gennaio 2010 - 00:15

L’ultimo anno di scuola si potrà svolgere non in classe ma «a bottega». Lo stabilisce l’emendamento al ddl collegato alla Finanziaria del relatore Giuliano Cazzola (Pdl), approvato dalla commissione Lavoro della Camera, dove si legge che «l’obbligo di istruzione si assolve anche nei percorsi di apprendistato per l’espletamento del diritto dovere di istruzione e formazione». La norma vale per tutte le scuole: di fatto si potrà cominciare a lavorare come apprendisti già a 15 anni, e questa esperienza varrà come ultimo anno di obbligo scolastico. Il provvedimento lunedì approderà in Aula a Montecitorio, per poi tornare al Senato per il via libera definitivo.

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Personalmente ritengo che sia un'ottima idea, oltre a insegnare un mestiere vero e proprio ai giovani si potrebbe riuscire a convincere i fighetti e fighette del nuovo millennio a "sporcarsi le mani" e rendersi in qualche modo indipendenti o perlomeno autonomi dai genitori - ovviamente il PD e i sindacati di sinistra sono contrari a questo provvedimento, non sia mai che decidano una buona volta di fare gli interessi della gente :|

   By Luna venerdì 22 gennaio 2010 - 16:42

ma figurati (:@)
voglio vedere un fighettino del classico se deciderà mai di andare a lavorare prima del tempo.ah, la gelmini potrebbe dedicarsi alla sua gravidanza invece di stracciare i maroni

   By Minni venerdì 22 gennaio 2010 - 19:25

per me è una classica manovra per tornare a quando era possibile, per chi non aveva voglia di studiare, di andare a lavorare.
ci si è resi conto forse che troppe scuole professionali si sono ridotte a una sorta di parcheggio obbligato per quanti invece non hanno alcuna motivazione di elevarsi culturalmente (sob :( )
invece di promuovere l'interesse dei ragazzini/e più difficili, li mandano a bottega (come se fosse facile, visto che fra co.co, contratti a chiamata, ecc la disponibilità di manodopera da strapazzare è triplicata). visto poi il successo che hanno i corsi di formazione (sia teorici che pratici).. la vedo brutta per le future generazioni :(

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