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MAI DIRE NET Forum: ::= MASSACRO POLITICO =::: I distruttori dell'economia italiana: Archive through
   By Highrise domenica 14 agosto 2011 - 12:02

Siamo alle solite, nonostante la situazione di emergenza i ladri faranno ricorso ai soliti cavilli in modo da ridurre a 25 le province da eliminare.
A questo punto c'è davvero da sperare in una crisi immane che le cancelli definitivamente tutte e proprio tutte.

   By Highrise domenica 14 agosto 2011 - 23:08

ROMA - Le istituzioni dilagano su internet e non esattamente per raccogliere un consenso diffuso sulla manovra anti crisi. In concomitanza con la seduta di stamane delle 4 commissioni parlamentari per le comunicazione di Tremonti, il popolo del web ha fatto una scoperta "culinaria": qualcuno ha trafugato materialmente un menù del ristorante dei senatori e lo ha pubblicato tal quale. Un enorme successo mediatico.

Chi ha la possibilità di frequentare la "mensa" di palazzo Madama sa bene che non si tratta di un falso. Il documento è stato sfilato da uno dei tanti menù distribuiti ai "clienti" e custodito in una cartellina rigida in pelle blu. La sua attendibilità è quindi fuori discussione. Compresi i prezzi. Un pasto medio costa poco più di dieci euro. L'iva non viene applicata perché, come in tutti gli esercizi interni alle aziende private o alla pubblica amministrazione, non è previsto dalla legge. Si tratta infatti di un servizio che non ha scopo di lucro: viene fornito per agevolare la vita dei lavoratori, anche se di alto rango, come si presume che siano i parlamentari.

La gestione del ristorante del Senato è affidata ad una ditta privata, la Gemeaz Cusin, con sede a Milano. Il Senato fornisce il locale al piano terra in stile liberty: quasi 200 coperti, su una superficie di circa 400 metri quadrati, cucine a parte. E anche le attrezzature per la cottura, le tovaglie,i bicchieri e le posate. Queste ultime debbono essere periodicamente rinnovate perché recano lo stemma senatoriale e sono spesso "predate"come souvenir. Ovviamente il prezzo pagato dagli avventori non basta a pagare le spese. Così per ogni coperto del ristorante la "Camera alta" deve raddoppiare la cifra corrisposta dai commensali. L'operazione costa circa 1.200.000 euro l'anno. Il presidente del Senato ha fatto sapere in serata che i prezzi della ristorazione interna verranno presto adeguati ai costi effettivi. E' una vittoria del web.
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vedi profilo

   By Tommy lunedì 15 agosto 2011 - 00:22

sì, è qualche giorno che gira volevo metterlo io... ne han parlato pure a unomattina l'altro giorno...

sul fatto delle province bossi ha detto che non serve a un cazzo perchè tanto quelli che ci lavorano vanno in regione... e intanto le loro sono rimaste...

   By Highrise giovedì 18 agosto 2011 - 17:13

Roberto Formigoni propone di vendere la Rai. Magari a Murdoch.

Non l’ha proprio mandata giù, la manovra che si è consolidata nel decreto anticrisi 2011: aveva esternato già nel corso della conferenza stampa di Regioni, Province, Comuni.

E, al di là delle critiche politiche, questa è la parte “televisiva” dell’intervista che il Governatore della Regione Lombardia ha rilasciato a Repubblica:

Dobbiamo adottare da subito dei tagli allo Stato, mi pare che i ministri siano stati molto indulgenti con se stessi e abbiano chiesto molto di più agli altri. Ma soprattutto invoco di essere coerenti: dobbiamo mettere in vendita la RAI, le Poste e parte del patrimonio immobiliare pubblico. Liberarci di asset pubblici, trasformare in realtù la nostra idea di fondo che è meno Stato e più societù, questo vuol dire rispettare l’identità del nostro partito. Oggi una Rai pubblica non ha più senso: messa sul mercato, è un’azienda che troverebbe acquirenti al volo - faccio un nome a caso, Murdoch - e che potrebbe rendere tra i 4 e i 5 miliardi di euro. Vedo solo vantaggi: via il canone, stop alle polemiche con i Santoro e i Floris…

La giornalista che firma l’intervista fa notare a Formigoni come il terreno sia piuttosto delicato, in Italia. C’è di mezzo un signore che si chiama Berlusconi, c’è di mezzo un conflitto di interessi. Ma Formigoni è sicuro che la sua idea sia vincente:

Per Berlusconi potrebbe essere l’occasione per dimostrare che se ne frega del conflitto di interessi e che è un grande statista che vuole il bene del Paese
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Si, ca77o! Vendete la RAI! A Murdoch, a Berlusca, ai russi, ai cinesi, alla Yakuza basta che si venda! Sta a vedere che la crisi ci libererà dell'odiato balzello del canone (e delle insulsaggini a pagamento della RAI).
Non tutto il male viene per nuocere, davvero!

   By Highrise venerdì 19 agosto 2011 - 12:47

Sarkozy e Angela Merkel hanno suggerito che l'erogazione dei fondi europei venga sospesa per le nazioni che esitano a sanare i conti.
A ben vedere sarebbe un'ottima cosa, dato che già ora i suddetti fondi vengono impiegati poco e male.

   By 4rj0 lunedì 22 agosto 2011 - 22:05

Per me l'importante è che chiudano la scandalosa RaiTre: sembra un canale gestito da Emilio Fede, solo orientato a sinistra. Ed io già darei fuoco ad Emilio Fede.

   By Highrise sabato 27 agosto 2011 - 15:51

Come volevasi dimostrare, i politici stanno facendo di tutto per evitare di scollare il culo dalle amate poltrone con le quali si sono abbondantemente pasciuti per decenni e dalle quali hanno scialacquato denaro pubblico a profusione. Nel contempo però criticano i calciatori che sono entrati in sciopero per protestare contro il salasso IRPEF.

Io però, da semplice cittadino, chi devo ritenere responsabili degli sprechi di denaro pubblico e della conseguente crisi che colpisce l'Italia?

Non mi risulta che i calciatori gestiscano la pubblica amministrazione. Non si vede quindi perchè debbano pagare loro per il guaio causato.
Guadagnano un fracco di soldi? Buon per loro, non è un crimine e non si vede perchè dovrebbero regalarli a uno Stato di sprechi.

Che paghino esclusivamente i responsabili, cioè i politicanti italiani. Giù verifiche patrimoniali, pignoramenti e licenziamenti a pioggia.

   By Tommy domenica 28 agosto 2011 - 12:20

come volevasi dimostrare che il vaticano si permetta di criticare l'evasione fiscale è stato un autogol clamoroso e ha suscitato la reazione degli italiani:

Tutte le tasse che il Vaticano non paga

23 agosto 2011
Ires, Ici, Iva, Irpef, Irap: esenzioni e riduzioni che pesano sui contribuenti italiani

Mentre persino il Corriere della Sera chiede al Vaticano “uno sforzo” (e vedremo se oggi Avvenire si degnerà di rispondere), la resa dei conti tra Stato e Chiesa tradisce un bilancio in profondo rosso per lo Stato italiano. Con una serie di esenzioni e riduzioni tra Ires, Ici, Iva, Irpef e Irap che pesano sui contribuenti italiani. Ne parla Caterina Perniconi sul Fatto:

A partire dall’ICI, la tassa sugli immobili da cui il Vaticano è esente, perno della battaglia del partito di Mario Staderini: “É fuori dal tempo – spiega il segretario radicale – che la Chiesa goda di detrazioni per l’e q u i p a ra z i o n e degli enti ecclesiastici ad enti di beneficienza. Prima bisognerebbe verificare che in quei luoghi la beneficienza si faccia davvero. Mi vengono in mente le famiglie indigenti sfrattate da Propaganda Fide per far spazio a potenti o speculazioni edilizie”. I radicali contestano l’ar – ticolo 29 del Concordato del 1929, che stabilisce il principio cardine della normativa tributaria, ancora valido: gli enti ecclesiastici sono equiparati ex lege sotto il profilo tributario agli enti di beneficienza. Si fanno rientrare nella parificazione normativa non solo tutti gli enti beneficali (mense vescovili, benefici parrocchiali, chiese) ma anche i seminari, i santuari, e qualsiasi ente che, da chiunque amministrato, ha quale fine esclusivo o principale il culto.

Lo speciale regime tributario è stato applicato anche ad attività diverse dal culto o dalla religione purché dirette e strumentali alla realizzazione di tali finalità:

“É proprio il criterio della strumentalità che consente ampi spazi di possibile elusione fiscale da parte dei soggetti economici di natura ecclesiastica”, aggiunge Staderini. Ma la lista delle riduzioni stilata dai radicali è lunga: a partire dalla riduzione del 50% dell’imposta sul reddito delle persone giuridiche ( I re s ) , all’esenzione da impo – sta locale sui redditi dei fabbricati di proprietà della Santa sede (l’incremento di valore degli edifici del Vaticano non è neanche soggetto all’imposta comunale sull’incremento di valore degli immobili). In più i fabbricati destinati esclusivamente all’esercizio del culto e quelli esistenti nei cimiteri e loro pertinenze non vengono considerati produttivi di reddito, sempre a prescindere dalla natura del soggetto che li possiede. Non sono inoltre considerate produttive di reddito imponibile le cessioni di beni e prestazioni di servizi compiute, anche verso pagamento di corrispettivi specifici, in favore di associati oppure in favore di altre associazioni che operano nello stesso settore. Sono deducibili dal reddito complessivo degli enti ecclesiastici anche i canoni, le spese per manutenzione o restauro dei beni, le spese per attività commerciali svolte dall’ente, dai membri delle entità religiose.

Ci sono le detrazioni per i dipendenti e l’Iva:

Per ciascuno dei membri alle dipendenze dell’ente religioso è deducibile un importo pari all’ammontare del limite minimo annuo previsto per le pensioni Inps. Poi c’è l’esenzione dell’Ivaper le prestazioni rese da enti di beneficienza, ospedali, ricoveri e scuole. E le retribuzioni corrisposte ai sacerdoti sono di – spensate dall’I r ap . C’è anche un’esonero Irpef per gli impiegati e salariati, anche non stabili, della Santa Sede. E per finire le esenzioni da diritti doganali e daziari per merci estere dirette alla Citta del Vaticano o a istituti della Santa sede ovunque situati.

Quanto potrà ancora durare?
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io resto dell'idea che l'italia messa com'è non si possa più permettere di mantenere interamente a proprie spese un intero stato, oltre al fatto che non lo trovo giusto. è ora di chiudere i rubinetti.

   By Highrise domenica 28 agosto 2011 - 15:29

Io ho idea che finirà molto male.
Si percepisce in giro un certo disinteresse per la crisi, come se fosse quasi parte della trama di una qualche noiosa fiction televisiva. Nessuno sta impegnandosi seriamente per eliminare gli sprechi e per azzerare tantissimi aspetti del cosiddetto "sistema Italia" che restando nello stato attuale è l'equivalente di una malattia allo stadio terminale.
Ma chissà, forse qualcuno si cagherà sotto e correrà velocemente ai ripari quando anche nel pubblico si verificheranno licenziamenti in massa dalla sera alla mattina, come è già capitato in Grecia e USA.

   By Highrise domenica 28 agosto 2011 - 15:51

Filettino, ecco il Comune che si crede un principato

Il paesino nel frusinate protesta contro la soppressione dei piccoli Comuni con una provocazione: fondare un principato. Con tanto di stemma e banconote proprie

Frosinone - Ha già fatto parlare di sé per aver coniato banconote proprie. Ora il Principato di Filettino, dopo lo stemma e le prime magliette sbarca su internet. Così da questa mattina il sito del principato è online e conterrà notizie, foto, curiosità, interviste e rassegna stampa. Per evitare la soppressione e l’accorpamento con Trevi nel Lazio (distante solo una decina di chilometri), il primo cittadino ha avviato il progetto per realizzare il "principato" Un’idea che ha subito scatenato tanta attenzione e curiosità, finendo su tutti i principali media italiani e richiamando anche l’attenzione del New York Times, della prima rete della tv di Stato russa e perfino di uno dei più importanti quotidiani del Giappone.

"Federalismo comunale" Sellari, che guida una lista civica vicina al Pdl, sostiene: "Il nostro è il primo vero esempio di federalismo comunale. In un momento in cui in Italia si parla tanto di riforma federale, noi cerchiamo di fare fatti concreti con un progetto innovativo che, proprio per questo, sta riscuotendo consensi e successo. Puntiamo davvero a conquistare vera autonomia di gestione e abbiamo le risorse finanziarie per farlo" E per attivare l’iter che porterebbe all’autonomia il paese, il sindaco ha chiamato il addirittura l’avvocato Carlo Taormina.

L'attenzione dei media internazionalei Dagli Usa alla Russia, fino al Giappone, il futuro "principato" ha intanto assunto una dimensione internazionale. Persino un inviato del prestigioso New York Times ha realizzato un ampio servizio sul paese. È bastato lanciare la sola idea del principato, sulla cui realizzazione il sindaco ancora scommette, per finire sotto i riflettori dei media, italiani e non. "Diventare principe - ha raccontato il sindaco all’inviato del New York Times - è il sogno di tutti ed è anche il mio. Il mio obiettivo è trasformare il paese. Dopo il decreto del governo abbiamo deciso di partire ufficialmente con questo progetto. Immagino un paese diverso rispetto a oggi e vogliamo arrivare presto a costituire il nostro principato. Tra le mie sfide ho messo anche questa. Abbiamo già una soluzione che arriverà a concretizzarsi"

La curiosità dei turisti A Filettino, intanto, continua l’arrivo di turisti e curiosi, anche da fuori regione. "C’è un flusso di turisti strepitoso - ha detto Sellari - vengono anche da centinaia di chilometri. In questi giorni abbiamo raggiunto le 20 mila presenze. C’è un turismo giornaliero in grande crescita" In dieci giorni, al Comune sono arrivate circa 12 mila e-mail, mentre il fiorito, la banconota del principato, continua ad andare a ruba: anche oggi ne sono state consegnate alcune centinaia di esemplari.

L'appello a Berlusconi Il prossimo 17 settembre è stato convocato proprio a Filettino un vertice di tutti i piccoli comuni, a cui è stato invitato anche il premier. "Si festeggia l’Unità d’Italia - ha detto il sindaco - poi si vogliono cancellare i comuni e la dignità degli italiani. Il presidente Berlusconi venga a confrontarsi con i sindaci dei piccoli paesi. Vogliamo aprire un dialogo con il governo. Si fa prima e meglio a togliere dodici parlamentari che costano allo Stato come duemila piccoli comuni"
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E il principato di Stocazzo no? Cmq stupendo il ragionamento del sindaco, anzi no, del "principe" - praticamente "eliminiamo dei parassiti per dar da mangiare ad altri parassiti" :\

   By Tommy domenica 28 agosto 2011 - 16:15

azz. che i sindacati magnassero lo sapevo, ma questa mi mancava...
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I sindacati vantano un patrimonio immobiliare immenso, ma non pagano un solo euro di Ici. Questo grazie ad una legge, la numero 504 del 30 dicembre 1992 (in pieno governo Amato), che di fatto impedisce allo Stato italiano di avanzare richieste ai sindacati. E i soldi sottratti, o meglio non percepiti, dalle casse statali sono davvero tanti: la Cgil, ad esempio, sostiene di avere circa 3mila sedi in tutta Italia, ma si tratta di una specie di autocertificazione, in quanto i sindacati non sono assolutamente tenuti a presentare i loro bilanci. Solo un altro dei tanti privilegi dell’”altra Casta”, come è stata brillantemente definita dal giornalista dell’Espresso Stefano Liviadotti, che con tale formula ha dato il titolo al suo libro/inchiesta sulla Triplice.
Se la Cgil dichiara 3mila sedi, la Cisl addirittura 5mila. E la Uil sarebbe in possesso di immobili per un valore di 35 milioni di euro.
La legge, però, paragona in modo del tutto immotivato i sindacati alle Onlus, ossia alle organizzazioni di utilità sociale senza scopo di lucro.
Senza scopo di lucro? I sindacati? Un paradosso.
Ma c’è di più. Cgil, Cisl, Uil, Cisnal (poi diventata Ugl) e Cida hanno ereditato immobili dai sindacati del Ventennio fascista, senza dover pagare tasse. Tutto secondo legge, in questo caso la 902 del 1977, che con l’articolo 2 disciplina la suddivisione dei patrimoni residui delle organizzazioni sindacali fasciste.
Non c’è da stupirsi: soltanto nella scorsa legislatura, 53 deputati e 27 senatori, quindi 80 parlamentari in totale, provenivano dalla Triplice. Logico che in parlamento si facciano leggi “ad personam”, o meglio ad usum sindacati.
I regali più importanti, inutile dirlo, arrivano però sempre quando al governo c’è una coalizione di centro-sinistra.
Eccone alcuni: nel maggio 1997 il governo Prodi, per iniziativa del ministro della Funzione pubblica, Franco Bassanini, ha tirato fuori dal cilindro la legge 127, la quale grazie all’articolo 13 libera le associazioni dall’obbligo di autorizzazione nelle attività e nelle operazioni immobiliari. Con la finanziaria del 2000 vengono invece istituiti fondi per la formazione continua gestiti da sindacati e associazioni degli imprenditori. Ancora con il governo Amato, nel 2001 è fissato l’importo fisso per i patronati calcolato su tutti i contributi obbligatori versati da aziende e lavoratori agli enti.
Attraverso i patronati, i Caf (Centri di assistenza fiscale) e le deleghe sindacali sulle pensioni giungono fiumi di denaro nelle casse dei sindacati. Un meccanismo infallibile: i patronati si occupano di previdenza, richieste di aumento e pratiche di invalidità. E per ogni pratica l’Inps rimborsa. L’assistito del patronato è però logicamente anche un potenziale cliente dei Caf: i Centri di assistenza fiscale, nati ovviamente con la sinistra al governo (Amato, anno 1992), compilano le dichiarazioni dei redditi e le spediscono via internet all’Inps. Ad ogni spedizione corrisponde un rimborso, anche se i costi sono pressoché azzerati.
In soccorso dei Caf è arrivato persino il decreto legislativo 241 del 1997, governo D’Alema, che concedeva loro l’esclusiva sulla verifica dei dati inseriti sui 730. Costringendo il Ministero delle Finanze a elargire un rimborso per ogni 730 inviato dai Caf.
Peccato che tale decreto sia stato “bastonato” nel 2006 dalla Corte di Giustizia Europea, senza che nessun quotidiano nazionale sempre attento alle sanzioni europee ne abbia dato notizia. Ma su internet la notizia si trova.
Alla fine le entrate che derivano dai tesseramenti, la cui revoca è pressoché impossibile, sono quelle meno importanti.
Allora, i sindacati davvero meritano agevolazioni fiscali?

   By Highrise domenica 28 agosto 2011 - 16:52

Si, è risaputo da decenni. Il bello è che se prendi esempio dai sindacati devi lavorare in nero, ma loro sono contro il lavoro in nero sebbene non paghino le tasse. Dissonanza cognitiva, ne più ne meno (oltre al solito immane latrocinio)

   By Tommy lunedì 29 agosto 2011 - 16:10

Don Gallo: “La Chiesa paghi le tasse e sia povera”
“Giusto ed equilibrato”. Don Gallo come sempre non usa mezzi termini. Alla festa dell’Anpi di ieri a Toirano, nel savonese, il prete genovese va a ruota libera: “L’emendamento dei radicali sulla richiesta di contribuzione del Vaticano all’economia del Paese”, non solo è “giusto”, ma rappresenta anche “un’occasione per la Chiesa stessa per recuperare la strada maestra della sobrietà e della vicinanza con gli ultimi”. In occasione della presentazione del suo libro “Di sana e robusta Costituzione”, Don Gallo individua le responsabilità della crisi mondiale in un “sistema disumanizzato governato dalla Finanza, lontano dai reali bisogni delle persone”, ricordando come le rivendicazioni dei giovani al G8 di Genova nel 2001 “non siano state volutamente comprese”. Il fondatore della comunità per tossicodipendenti “San Benedetto al Porto” ha richiamato la platea ai valori fondanti del testo costituzionale, criticando “il moralismo della Chiesa” – soprattutto in tema di sessualità – ed esaltando la necessità per le donne di rivendicare con forza i loro diritti “se non ora quando”. Don Gallo, non ha risparmiato critiche a un governo che “colpisce sistematicamente il bene pubblico in tutte le sue forme” (a partire dalla scuola) e nei confronti di “soggetti che ne distorcono il significato”. L’attacco è rivolto soprattutto a Comunione e Liberazione, ribattezzata per l’occasione “Comunione e Lottizzazione”. E ancora – ha detto il prete genovese: “L’Italia è una Repubblica, cioè ‘cosa pubblica’, è laica, democratica e antifascista”. Don Gallo conclude citando Don Milani: “Le uniche due armi che ha il popolo sono il voto e lo sciopero”. Ma “di fronte a un periodo come questo non basta uno sciopero di un giorno. Ci vorrebbe di almeno un mese!” di Giovannij Lucci
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Uno dei pochi uomini di chiesa che stimo e rispetto, dovrebbero essere tutti così, ma quest'uomo anzichè la regola rappresenta l'eccezione. Dovrebbe essere Papa, ma ovviamente è poco simpatico alla Chiesa e, anzi, temo verrà fatto fuori in qualche modo.

   By Highrise martedì 30 agosto 2011 - 19:41

Il Sole 24Ore
Commenti e Inchieste
Le «tasse esotiche», paradiso del non fare

di Franco Debenedetti
30 agosto 2011

«Una gara a chi inventa quella più esotica»: così Emma Marcegaglia commentando la "patrimoniale sull'evasione", l'ultima variante dovuta alla fantasia - fertile o ironica? - del ministro Calderoli.

C'era stata la "patrimoniale catastale" di Pellegrino Capaldo, sull'incremento di valore degli immobili, con modalità da lasciare alla politica "intesa nel senso nobile della parola"; quella "30-30-30" di Amato, 30mila euro per ogni italiano facente parte del 30% più abbiente, per abbattere di 30 punti il rapporto debito/Pil; quella "perforante" di Bersani, volta a colpire i patrimoni nascosti sotto lo scudo tremontiano; quella "corretta" di Luca Cordero di Montezemolo, una botta una tantum nell'intervista al Corriere per conquistarsi il podio, diventata imposta annuale con aliquota minima nell'esegesi della sua fondazione. Anche Walter Veltroni ha avanzato una sua proposta: inserita nella lettera a Repubblica dal titolo "Il riformismo può salvare l'Italia", potrà dirsi a buon diritto "patrimoniale riformista"

I contributi di solidarietà sono una classe a sé, sia per il numero di varianti quanto a aliquote, soglia di accesso, scaglioni, sia perché tecnicamente sarebbero un'addizionale Irpef, ma richiederebbero di attingere al patrimonio per pagarla. Ma un articolo di giornale ha dimensioni inadeguate per una tassonomia di tutte le varianti proposte: ci si limiterà quindi a una classificazione in base agli scopi che ci si propone di raggiungere.
Per ridurre altre imposte, in costanza di gettito. È una tesi popperianamente non falsificabile, essendo sempre possibile migliorare la composizione del prelievo. Equivale a un'imposta di scopo, annuale, con aliquota bassa: ma stranamente si parla dello scopo, mentre è della sua copertura che occorrerebbe discutere.

Per stanare l'evasione: una dichiarazione obbligatoria del proprio patrimonio servirebbe all'Agenzia delle entrate per scoprire evasioni pregresse. Ma tassarlo con un'aliquota bassa sarebbe irrilevante come gettito, e non aumenterebbe la probabilità né di avere dichiarazioni veritiere né di scoprire passate evasioni.
Per recuperare passate evasioni. A differenza delle precedenti, un'imposta eccezionale "pesante" Si presume che solo con l'evasione si possa formare un grosso patrimonio, si presume che la patrimoniale non colpisca due volte lo stesso reddito, il contribuente è presunto colpevole. In questa sagra dello stato di diritto il contribuente è, nella variante "perforante", reo confesso: di essersi fidato dello Stato.

Per correggere l'iniquità, per cui il 10% della popolazione detiene il 48% della ricchezza nazionale. Ci sono molte ragioni per ritenere che una distribuzione meno squilibrata sarebbe favorevole alla crescita; ma è quasi certo che non lo sarebbe una redistribuzione forzosa. Ciò che giova al Paese, e ciò che è compito dello Stato, è di far sì che molti abbiano possibilità e occasioni di diventare più ricchi, non che alcuni lo siano di meno. Nessun che abbia il coraggio di dire che i ricchi servono?
Per ridurre gli interessi da pagare. Un sacrificio collettivo per uscire dalla trappola di Rogoff, secondo cui quando il debito supera il 90% del Pil, il carico degli interessi blocca la crescita. Dice Veltroni: raggiunto il pareggio di bilancio grazie a un benchmarking della spesa della Pa, snellita la macchina politico amministrativa, venduto tutto quello che si deve vendere del patrimonio pubblico, si può chiedere a quel 10% più ricco un contributo straordinario per liberare risorse per la crescita.

Quel contributo è attualmente investito, in immobili, in titoli di debito pubblico, direttamente o indirettamente in attività produttive. Quelli a cui fino a ieri si è chiesto di investire, dovranno disinvestire, perché lo Stato possa ammortare debito pubblico per 300 miliardi e risparmiare i corrispondenti interessi. Quell'importo i privati l'avrebbero investito secondo criteri di mercato, lo Stato lo investirà secondo criteri politici: e se sarà per aiutare imprese o costruire opere che le banche non trovano conveniente finanziare, già andrà bene. Perché credo che nessuno sia disposto a scommettere che non venga ben presto usato per pagare un nuovo aumento della spesa pubblica. E poi, rifacciamo il giochetto?
Il dibattito sugli eurobond, hanno scritto Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, si riduce alla richiesta che la Germania si faccia carico di garantire il debito pubblico della periferia dell'euro. Analogamente il dibattito sulla patrimoniale si riduce alla richiesta che i patrimoni privati vengano in soccorso del decisore pubblico per evitargli di abbattere le spese oggi, e per consentirgli di farne di nuove domani.
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Quoto in toto.

   By Highrise mercoledì 31 agosto 2011 - 15:58

IL PIANO ANTI-FURBI
I sindaci pubblicheranno i redditi di tutti
L'ipotesi allo studio per essere inserita già nella manovra

ROMA - Vincenzo Visco ci aveva provato nel 2008, ma fu un flop clamoroso. Le dichiarazioni dei redditi 2005 degli italiani rimasero online, sul sito dell'Agenzia delle Entrate, solo per pochissimi minuti. Sufficienti tuttavia a scatenare un putiferio (protestò furiosamente anche Beppe Grillo), ed una richiesta di chiarimenti del Garante della Privacy, che indusse l'amministrazione ad oscurare tutto. Oggi ci riprova il governo di centrodestra.

Tra le nuove misure destinate a confluire nella manovra e concordate lunedì nel vertice di maggioranza a casa di Silvio Berlusconi, infatti, ci sarebbe anche la pubblicazione, che potrebbe essere obbligatoria, dei redditi dei cittadini. Non più compito dello Stato, ma dei sindaci, che per questa via, confidando sulle «spiate» dei loro concittadini (invidiosi, o semplicemente onesti e stanchi di pagare troppe tasse al posto di altri) tenteranno di recuperare una parte consistente dei tagli operati ai trasferimenti da parte dello Stato.

Il meccanismo è ancora da mettere a punto, l'emendamento alla manovra è atteso solo questa sera, ed ovviamente si useranno tutte le precauzioni possibili e immaginabili per evitare che vada a finire in barca, come successe tre anni fa. Non è chiaro se il maggior gettito atteso dal «controllo sociale della fedeltà fiscale», come la chiamano gli addetti ai lavori, sarà cifrato. E neppure se accanto a questa misura comparirà una sorta di paracadute per assicurare le entrate necessarie (un paio di miliardi di euro) per compensare l'alleggerimento dei tagli ai Comuni deciso ieri l'altro dal vertice di maggioranza.

Di sicuro la pubblicazione dei 730 dei cittadini non sarà l'unico strumento per garantire quell'obiettivo. La cosa può funzionare bene nei municipi più piccoli, ma non è detto che i sindaci abbiano poi il coraggio politico di andare fino in fondo, sfruttando a debita maniera le eventuali delazioni. Né è pensabile che la pubblicazione degli elenchi possa funzionare nelle grandi città, dove il «controllo sociale» è una chimera (in Finlandia, addirittura, i cittadini pagano quasi 2 euro per ricevere per sms i dati dei redditi di chiunque essi vogliano). Così, ai Comuni, saranno concesse nuove armi ed offerti migliori incentivi.

L'accesso ai dati dell'anagrafe tributaria sarà quasi totale. E sarà possibile, per esempio, far pagare l'Ici sui terreni edificabili, che nelle grandi città non paga quasi nessuno. Oltre al bastone, naturalmente, c'è anche la carota. Gli emendamenti che il governo sta mettendo a punto dovrebbero infatti alzare e di parecchio il premio sul gettito recuperato dai sindaci all'evasione nel proprio territorio. Oggi incassano il 50%, ma domani la percentuale potrebbe anche raddoppiare.

La stretta all'evasione dettata dalla necessità di risorse per far quadrare i conti pubblici (dopo aver eliminato il contributo di solidarietà sui redditi più alti) riguarderà anche le società cooperative, con un taglio delle agevolazioni fiscali che dovrebbero essere del 10%, e i grandi patrimoni. Nel mirino finiscono le società di comodo: la norma che si sta scrivendo prevede che quando un bene è intestato ad una società, ma viene utilizzato esclusivamente o in maniera assolutamente prevalente da una persona fisica, la società di comodo diventerà fiscalmente «trasparente». Nel senso che gli agenti delle imposte l'ignoreranno del tutto, andando a batter cassa direttamente a casa di chi effettivamente gode di quel bene. «Visco-bis» e «norma Briatore», le chiamano nei corridoi del ministero dell'Economia.

Mario Sensini
31 agosto 2011 11:16© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sinistra e destra sono uguali, quando sono al governo non concludono mai un ca77o e per preservare i propri ingiusti vantaggi fanno di tutto per vessare e umiliare ulteriormente i cittadini italiani. E' tempo di reagire a queste prepotenze con un bello sciopero fiscale di un paio di mesetti in modo da strangolare la bestia.

   By Highrise lunedì 26 settembre 2011 - 21:42

espresso.repubblica.it/dettaglio/brunetta-un-favore-alle-cosche/2162107/8

www.momentosera.com/articolo.php?id=13958

Ci voleva un ministro leghista per bloccare la ca77ata di un ministro ex-comunista? Ai posteri l'ardua sentenza :D

P.S. - posso anche capire l'eliminazione delle cartacce inutili, ma i certificati antimafia -che sono forse gli unici certificati VERAMENTE utili- vanno mantenuti

   By Highrise lunedì 26 settembre 2011 - 21:45

Ah, però un momento: rileggendo meglio mi sa che la polemica sorta sull'argomento sia completamente strumentale.
Brunetta non ha affermato di ELIMINARE la certificazione antimafia, ma semplicemente ha suggerito che le pubbliche amministrazioni se la procurino d'ufficio. Non si capisce quindi il perchè di tanto strepito.

   By Highrise martedì 22 novembre 2011 - 20:47

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Abolire i vitalizi? Giammai Il comunista Bertinotti: "Allora datemi la pensione"

L'ex segretario di Rc, ospite della Zanzara di Giuseppe Cruciani, non vuol sentir parlare di abolizione dei vitalizi agli ex parlamentari: "Se mi dessero qualcos’altro per vivere sì. Ho lavorato una vita e ho diritto ad una pensione"
di Domenico Ferrara - 22 novembre 2011, 15:52

Chi ancora ha la poltrona in parlamento, ci si attacca prepotentemente. Chi invece l'ha persa, si attacca ad altro: il portafoglio.
Alla fine la sostanza non cambia. I soldi diventano il più alto ideale da perseguire, ma soprattutto da conseguire. Una filosofia racchiusa nel pensiero di un politico che non ti aspetti.

Si chiama Fausto Bertinotti, è comunista, ma di essere defraudato del vitalizio di ex parlamentare non ne vuol proprio sentire parlare. Probabilmente quando il presidente della Camera ha pronunciato queste parole, Bertinotti è balzato dalla sedia.

"Qualche settimana fa l’ufficio di presidenza della Camera ha deliberato di disporre una riforma per la quale la Camera abolirà il vitalizio degli ex parlamentari. È una piccola cosa ma è l’esempio che deve dare la politica";. "No, i vitalizi no, e io come farò", avrà pensato l'ex di Rifondazione comunista. E la sua paura l'ha espressa pubblicamente, ospite de La Zanzara su Radio 24.

"Se mi toglierei il vitalizio? Se mi dessero qualcos’altro per vivere sì, se mi dessero una pensione sì. Ho lavorato una vita e ho diritto ad una pensione poi come si chiami non conta, basta che sia congrua con ciò che ho versato";.

Insomma, cambiate pure il nome, inventatevi qualche forma particolare, basta che continuiate a rimpinguare il mio conto in banca. Alla faccia del comunismo e dell'equità sociale. Per carità, Bertinotti non sarà l'unico ex parlamentare a pensare queste cose. Al momento è l'unico che le ha dette però. Complimenti per la sincerità. Dote rara di questi tempi. Così come è rara l'abolizone dei vitalizi...
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Che bravo comunista, quando si tratta dei portafogli degli italiani "bisogna fare sacrifici" ma quando si tratta del suo portafoglio "guai a chi mi tocca i soldi" !
In più c'è quel folle di Napolitano che auspica la cittadinanza facile ai figli degli immigrati perchè la società italiana ormai è vecchia, quasi sclerotica (da che pulpito!) e quindi servirebbe sangue giovane. Peccato che in questi ultimi decenni dei giovani italiani la classe politica se ne sia strafo77uta alla grande e la società sia, prevedibilmente, andata in pezzi.

Non ci sono insulti a sufficienza e di calibro adeguato a definire queste sottospecie di una sottospecie di rifiuti solidi urbani. Vecchi di merd@ :\

   By Tyler giovedì 08 dicembre 2011 - 18:49

Non posso che condividere :doh: Levarsi dai piedi 50 anni di scarafaggi e zecche succhiasangue sara' dura... ;.

   By Highrise venerdì 09 dicembre 2011 - 01:23

Sacrifici sì, ma non per tutti La crisi? Smoking e gioielli
Tra una tassa e un aumento, Napolitano e Monti si ritrovano alla Scala. Ma il lusso batte la sobrietà e le "first lady" non rinunciano al vestito griffato
di Alessandro Sallusti - 08 dicembre 2011, 09:50


Per il presidente Napolitano la crisi è drammatica. Per il premier Monti sono a rischio gli stipendi degli statali. Ma siccome siamo in Italia, la situazione, come sempre, è grave ma non seria.

Così ieri sera, dopo aver tagliato le pensioni, tassato le case e aumentato la benzina, Napolitano, Monti e mezzo governo si sono riposati della fatica. Hanno indossato lo smoking migliore e insieme alle mogli vestite da Armani e ingioiellate a dovere si sono buttati tra gli arazzi, gli ori e gli stucchi della Scala di Milano per la prima della stagione. Nulla di illegittimo. Anzi, beati loro. Dico solo che se la stessa cosa l’avessero fatta Berlusconi e soci, all’uscita (ma forse già all’entrata) i tartassati li avrebbero presi a verdure in faccia e oggi i soliti opinionisti sprecherebbero fiumi di inchiostro per indignarsi di fronte allo schiaffo alla miseria e al rigore.

E invece non accadrà nulla del genere. Basta, non si protesta più. Siamo in un’era nuova, ipocrita, moralista e anche un po’ furbetta. La verità viene edulcorata, a volte rimossa. Una sorta di regime di terrore dello spread per tenerci tutti zitti e a posto. Per esempio non è bello scoprire che gli annunciati tagli alla Casta della politica (con i quali Monti aprì la conferenza stampa della stangata) sono una bufala. Nella stesura definitiva della legge, infatti, il governo ha fatto cancellare la data dell’aprile 2013 per l’abrogazione delle Province e rimandato tutto a una legge ordinaria. Cioè a mai. Ce l’hanno forse detto? No, l’hanno scoperto, leggendo le carte e gli allegati, i colleghi del quotidiano Italia Oggi. Del resto il governo Monti ha capito velocemente che non si può fare politica senza la politica. Così, dopo aver accontentato la Casta, ora speriamo che accontenti un po’ anche noi. Per esempio su Ici, superbollo, e pure sulla tassa per le imbarcazioni, le cose non stanno come annunciato. C’è tempo per cambiare, perché la classe media non andrà alla prima della Scala ma non per questo la si può prendere per i fondelli agitando, ovviamente in smoking e sorseggiando champagne, la mannaia del rigore o morte.
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Come Volevasi Dimostrare :doh:


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