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   By Tommy lunedì 11 luglio 2011 - 13:38 |
E’ giunta l’ora che volge al desio, diceva un vecchio poeta italiano. Frase che scherzi del destino si riflette nella vita quotidiana quando si termina un’esperienza, magari bella oppure semplicemente quando termina un ciclo importante della nostra esistenza.
Fabio Cannavaro sta vivendo questo momento. A quasi 38 anni ha deciso di dire basta al calcio giocato dopo poco più di 18 anni di carriera e 30 anni passati a calciare un pallone.
Cannavaro esordisce in serie A il 07 marzo del 1993; scherzi del destino il giovane Fabio, con la maglia del suo Napoli, dovette affrontare la Juventus, all’epoca allenata da un certo Giovanni Trapattoni e formata da un trittico d’attacco che portava i nomi di Vialli- Roberto Baggio e Fabrizio Ravanelli. Cannavaro, in coppia con il suo collega e amico Ciro Ferrara, ha formato una coppia inossidabile, un muro di difesa difficile da oltrepassare. La città di Napoli purtroppo si è potuta godere molto poco questi bei momenti e i suoi gioielli simbolo in quanto l’improvvisa crisi societaria spinse il Presidente Corrado Ferlaino a cedere sia Ferrara che Cannavaro.
Ciro passò alla Juventus, Fabio Cannavaro un anno dopo approdò al Parma dove con il nuovo compagno di reparto Lilian Thuram e il neo esordiente Gianluigi Buffon, formerà una triade di difesa fortissima, forse la più forte degli ultimi dodici anni dopo lo storico quartetto rossonero, Baresi- Maldini- Costacurta- Tassotti. Cannavaro al Parma vive un momento tutto d’oro; le sue prestazioni caratterizzate dalla chiusura in anticipo sull’avversario lanciato a rete, stop della palla e ripartenza, gli valgono la convocazione in nazionale sotto la gestione di Cesare Maldini. Siamo nell’anno 1997. Il suo primo mondiale è quello di Francia 1998 durante il quale il giovane Fabio, pur costretto ancora a vivere all’ombra di Paolo Maldini, ancora capitano della compagine azzurra, si guadagna il posto da titolare, gioca delle partite straordinarie, dimostrando che nell’immediato futuro sarà lui il pilastro portante degli azzurri. Purtroppo un errore dal dischetto di Luigi Di Biagio, ci manda a casa al termine della sfida, valida per i quarti di finale, con la Francia padrona di casa e prossima vincitrice del mondiale. Nel maggio 1999 Cannavaro alza al cielo di Mosca la Coppa Uefa, vinta dopo un secco 3-0 rifilato all’Olimpique Marsiglia. Nel 2000 il suo nome è legato ad un gol regolarissimo che segna alla Juventus durante la penultima di campionato 1999- 2000. Una rete che fa gridare allo scandalo; la Lazio ha recuperato nove punti alla capolista zebrata e sono in lotta per lo scudetto. I biancocelesti di Sven Goran Eriksoon vincono a Bologna per 2-4, ma un eventuale passo falso in casa della vecchia Signora avrebbe significato aggancio in classifica a 90’ minuti dal termine del torneo. Il gol non convalidato da De Santis ha scatenato l’ira funesta dei laziali che hanno protestato per una settimana davanti ai palazzi del calcio, dichiarando la morte del pallone e gridando ad un campionato con sentenza già scritta. La dea della pioggia affonderà la Juventus in quel di Perugia. Un gol di Alessandro Calori regala ai perugini del romanista Carletto Mazzone la vittoria, per la Juve significa sconfitta e perdita del tricolore, per la Lazio conquista del suo secondo scudetto dopo 26 anni di attesa.
Gli anni 2000. Delusione orange, disfatte nippo- coreana e portoghese, gli anni d’oro bianconeri e un trionfo di nome Berlino.
E’ l’anno degli Europei in Olanda e Belgio; Cannavaro è protagonista assoluto. Titolare inamovibile nella nazionale capitanata da Dino Zoff. La semifinale con l’Olanda padrona di casa sarà ricordata per le super parate, soprattutto dal dischetto, di Francesco Toldo. In finale a Rotterdam, la vittoria è vicinissima, ma Wiltord alla fine dei tempi supplementari e il golden gol di Trezeguet ci condannano all’ennesima beffa. Per Cannavaro saranno poco felici i mondiali nippo- coreani di due anni dopo, grazie alle gentilezze di un certo Bairon Moreno e agli
Europei in Portogallo saremo condannati all’eliminazione precoce per una questione di differenza reti. Fra il 2002 e il 2004 Cannavaro affronta l’esperienza alla corte dell’Inter del patron Moratti, ma alcuni infortuni gli impediscono di giocare in modo eccellente. Ha un ottimo rapporto con Giacinto Facchetti, ma la voglia di successi che in quel di Appiano Gentile non arrivavano, spingono Luciano Moggi a fare l’affarone del secolo. Prendere Cannavaro, cedendo in cambio il terzo portiere Fabian Carini, il peggior bidone degli ultimi 50 anni, l’ennesimo preso dal presidente Moratti. Fabio Cannavaro passa alla Juventus nell’estate 2004 e si toglie più di una soddisfazione vincendo due scudetti, ma in particolar modo alza la coppa del mondo a Berlino il 09 luglio di 5 anni fa dopo la sofferta vittoria ai calci di rigore contro la Francia. Mai una tale rivincita è così grandiosa. La quarta coppa del mondo italiana gli vale la conquista del pallone d’oro nel novembre 2006. Cannavaro vince superando Buffon e Thierry Henry.
Lo scandalo di Calciopoli cancella i due tricolori vinti dal prode Cannavaro, sotto la guida di Don Fabio Capello. Un sentenza che suscita le ire dei tifosi juventini e le polemiche di chi ha militato in quella squadra vincente. Cannavaro emigra a Madrid, seguendo il suo maestro Capello, vincendo due campionati spagnoli con la “camiceta blanca”. Torna, per amore alla sua Juventus, ma il suo ritorno a casa non sarà uno dei più felici. I tifosi non dimenticano come il campione del mondo ha lasciato la Juve e lo criticheranno pesantemente, considerandolo un traditore e mercenario. Anche le sue prestazioni non saranno più come quelle di una volta, ma nonostante tutto sul fronte nazionale rientra ancora nei piani di Marcello Lippi che lo vuole per il mondiale Sudafricano. Purtroppo l’esperienza in terra d’africa sarà più di una semplice disastro. Squadra sbagliata sul fronte convocazioni e sotto l’aspetto del gioco. Lippi si prende tutte le responsabilità e lascia la panchina azzurra nel peggiore dei modi. E’ l’ultimo mondiale per Cannavaro che decide anche di salutare l’Italia per andare a chiudere la carriera negli Emirati Arabi, esperienza molto formativa, ma poco fortunata a causa dei problemi al ginocchio che dopo un anno gli costringono ad appendere gli scarpini al chiodo. L’Italia saluta un altro illustre capitano; dopo Facchetti, Baresi e Maldini ecco un'altra figura nostrana abbandonare i campi da gioco. Cannavaro lascia con un record, aver vantato il maggior numero di presenze in nazionale. Come tutti gli addii quello al pallone, al nostro pallone è come sempre doloroso, triste, ma Fabio "u' scugnizz" va via con la soddisfazione di aver dato e vinto tanto.
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